

































un punto di vista / a point of view
A mio avviso il progetto di un edificio è una attività che rientra nel campo della ricerca.
Il progettista valuta i componenti di un edificio (gravità, funzionalità, costi, materiali, tecnologia, cultura del tempo e del luogo) come tante variabili in un sistema di equazioni.
Ogni variabile dipende dalle altre perché sono interconnesse. Cambia un fattore, e inevitabilmente tutto il sistema va ricalcolato.
Il sistema è risolto quando ogni variabile ha un valore preciso e quando questo processo viene risolto con gusto e intelligenza si ottiene una buona architettura.
C’è però un altro approccio che mi lascia spesso perplesso. Oggi sembra che molti progettisti abbiano in testa un sogno, una visione, una forma accattivante da condividere con il mondo. Ed è qui che nascono i vortici, le nuvole, i bolidi...
È un approccio dichiarato, quasi programmatico: “Condividiamo la nostra visione con la gente!” E fin qui, nulla di male. Ma a volte, guardando certi edifici, viene spontaneo pensare: “No, grazie, preferisco sognare i miei sogni.”
Senza fare nomi di architetti o scegliere immagini di edifici contemporanei, pubblico qui sotto i miei “sogni”: le mie forme accattivanti.
Credo di averle scelte bene, ma spero di non essere troppo cheap!
In my opinion, designing a building is an activity that falls within the field of research.
The designer evaluates the components of a building (gravity, functionality, costs, materials, technology, culture of time and place) as so many variables in a system of equations.
Each variable depends on the others because they are interconnected. Change a factor, and inevitably the whole system must be recalculated.
The system is solved when each variable has a precise value and when this process is solved with taste and intelligence, good architecture is obtained.
But there is another approach that often leaves me perplexed. Today it seems that many designers have a dream in their heads, a vision, a captivating shape to share with the world. And this is where vortices, clouds, fireballs are born...
It is a declared, almost programmatic approach: "We share our vision with people!" And so far, nothing wrong. But sometimes, looking at certain buildings, it comes naturally to think: “No, thanks, I prefer to dream my dreams.”
Without naming architects or choosing images of contemporary buildings, I publish my “dreams” below: my captivating shapes.
I think I chose them well, but I hope I’m not too cheap!

Perché non troverete una galleria dei miei lavori / Why you won't find a gallery of my works
Negli ultimi anni ho maturato una nuova consapevolezza riguardo al mio ruolo di architetto. Ho notato che spesso i miei clienti tendono a seguire con grande determinazione le loro intuizioni o idee personali. Questo atteggiamento, che potrebbe sembrare problematico, non mi disturba affatto.
Anzi, ho accettato con serenità che il mio compito non è imporre una visione, ma accompagnare i miei clienti nel loro percorso progettuale, guidandoli e aiutandoli a evitare errori grossolani. Questa collaborazione mi permette di realizzare progetti che rispecchiano le loro aspettative, senza sacrificare la qualità e la funzionalità degli spazi.
Non sopporto più la visione dell'architetto come una figura che detiene una verità assoluta, un "vate" che dispensa sapere dall'alto. Al contrario, credo in un processo di progettazione condiviso, basato sul dialogo e sulla comprensione reciproca. Solo così possiamo creare spazi che non solo funzionano bene, ma che rispecchiano davvero chi li vive.
Ho scelto di non includere una galleria di progetti realizzati nel mio sito. Questo non perché non sia fiero del mio lavoro, ma perché il mio approccio non si basa sulla presentazione di opere da ammirare, quanto piuttosto sul processo creativo che condivido con i miei clienti. Ogni progetto è unico perché nasce dal dialogo, dalle esigenze e dai desideri di chi lo vive. Non c'è un modello o uno stile che voglio replicare, ma una ricerca continua per costruire spazi autentici e personali.
In recent years I have developed a new awareness of my role as an architect. I have noticed that my clients often tend to follow their intuitions or personal ideas. This attitude, which may seem problematic, does not bother me at all.
In fact, I have calmly accepted that my job is not to impose a vision, but to accompany my clients in their design journey, guiding them and helping them avoid gross errors. This collaboration allows me to create projects that reflect their expectations, without sacrificing the quality and functionality of the spaces.
I can no longer stand the vision of the architect as a figure who holds an absolute truth, a "seer" who dispenses knowledge from above. On the contrary, I believe in a shared design process, based on dialogue and mutual understanding. Only in this way can we create spaces that not only work well, but that truly reflect those who live in them.
I have chosen not to include a gallery of completed projects on my site. This is not because I am not proud of my work, but because my approach is not based on the presentation of works to be admired, but rather on the creative process that I share with my clients. Each project is unique because it is born from the dialogue, needs and desires of those who experience it. There is no model or style that I want to replicate, but a continuous research to build authentic and personal spaces.
architettura organica / organic architecture
L’immagine qui sotto è la celebre Casa sulla cascata (1939) di F.L Wright, ideatore di uno stile architettonico definito architettura organica.
Riporto da Wikipedia: “L’architettura organica può riconoscersi nel programma di Wright per le prairie houses, che sembra plasmare la struttura della costruzione armonizzandola con l’uomo e l’intorno ambientale; è la realizzazione di quel nuovo sistema in equilibrio tra ambiente costruito e ambiente naturale che è il fine essenziale di questa architettura e che raggiunge nelle opere di questo maestro il suo livello più alto.
Ecco i punti più importanti di questo progetto organico:
- ridurre al minimo le partizioni, l’aria e la luce devono permeare l’insieme realizzando un’unità architettonica;
- creare un’armonia dell’edificio con l’ambiente esterno accentuando l’aggetto delle superfici orizzontali della casa;
- rendere l’abitazione più libera, umana ed abitabile eliminando la concezione delle stanze come luogo chiuso;
- dare proporzioni logiche ed umane alle aperture interne ed esterne rendendole naturalmente ricorrenti in tutta la struttura dell’edificio;
- evitare le combinazioni di diversi materiali, usando per quanto possibile un unico materiale la cui natura deve legarsi all’edificio divenendo espressione della sua funzione;
- incorporare organicamente gli impianti come elementi interreagenti nella struttura dell’edificio;
- far divenire l’arredamento parte integrante dell’edificio come architettura organica col tutto.
In tempi più recenti nuovi settori dell’architettura rispettosi della natura come l’architettura bioclimatica, l’architettura sostenibile, l’arcologia, l’architettura alternativa, l’architettura ecologica (o bioarchitettura) hanno portato nuovi apporti specialistici.
Questa ricerca però è da sempre ossatura portante dell’Architettura organica, che può essere definita come “madre” di tutte le architetture che tendono all’armonia tra uomo, tecnologia e natura.”
Cos’altro aggiungere?
The image below is the famous House on the waterfall (1939) by F.L Wright, creator of an architectural style called organic architecture.
From Wikipedia: “Organic architecture can be recognized in Wright’s program for prairie houses, which seems to shape the structure of the building by harmonizing it with man and the surrounding environment; it is the realization of that new system in balance between the built environment and the natural environment that it is the essential purpose of this architecture and it reaches its highest level in the works of this master
These are the most important points of this organic project:
- minimize the partitions, the air and the light must permeate the whole creating an architectural unit;
- create a harmony of the building with the external environment accentuating the overhang of the horizontal surfaces of the house;
- make the home freer, human and habitable by eliminating the conception of the rooms as a closed place;
- give logical and human proportions to the internal and external openings making them naturally recurrent throughout the building structure;
- avoid combinations of different materials, using as much as possible a single material whose nature must bind to the building, becoming an expression of its function;
- organically incorporating the installations as interreactive elements in the building structure;
- make the furniture an integral part of the building as an organic architecture with the whole.
In more recent times, new architectural sectors that are respectful of nature, such as bioclimatic architecture, sustainable architecture, arcology, alternative architecture, ecological architecture (or bioarchitecture) have brought new specialist contributions.
This research, however, has always been the backbone of organic architecture, which can be defined as “mother” of all the architectures that tend to harmony between man, technology and nature. “
What else to say?


Il Beaubourg compie 40 anni/The Beaubourg turns 40 years old
Conoscevo l’edificio progettato da Renzo Piano e Richard Rogers attraverso gli studi di architettura e lo apprezzavo molto ma mentre percorrevo per la prima volta Rue Berger e vidi la parte destra del museo sovrastare gli edifici intorno ebbi la sensazione di essere magneticamente attratto da quello che scorgevo e accelerai notevolmente il passo. Notai la stessa cosa accadere a chi era con me e agli altri turisti sulla strada. Giunto in piazza George Pompidou di fronte all’intero edificio espressi il mio stupore:”…!”
Se trovai gli esterni emozionanti la vera sorpresa la ebbi una volta entrato.
In quegli anni, evidentemente per una particolare combinazione socio-economica, in Europa i governi facevano a gara a chi costruiva i più spettacolari edifici pubblici (teatri, musei, biblioteche). Qualcuno li definì le cattedrali contemporanee attraverso le quali una nazione poteva rappresentare la propria ricchezza e devozione alla Cultura. Il merito del centro George Pompidou va oltre l’auto celebrazione ma dà forma ad un inedito concetto di “allestimento museografico”, percepito dalla sensibilità dei due architetti, che cambierà le modalità di fruizione delle arti e della cultura in generale.
L’aspetto di una sorta di “fabbrica”, piazzata lì fuori scala e senza alcun riferimento al contesto storico, ha il merito di rappresentare con grande forza il Centro Culturale come un punto nodale, una formidabile “emergenza”- banalmente la “fabbrica della cultura” – ma è la conseguenza di altre considerazioni, quelle che hanno generato l’archetipo che l’arte contemporanea aspettava.
Tutti gli artisti vorrebbero esporre in uno spazio correttamente immaginato intorno alle loro opere e d’altro canto anche i curatori delle mostre vorrebbero superare i limiti che uno spazio imposto determina a svantaggio del “racconto” che intendono sviluppare. Invece spesso accade che le opere vengono selezionate per essere inserite correttamente in uno spazio esistente e i curatori adattano il proprio “racconto museale” agli spazi che trovano.
L’intuizione dei progettisti fu quella di immaginare gli otto piani di cui è composto (per una superficie totale di circa 45.000 mq) sgombri da strutture portanti, con gli impianti tecnologici trasferiti sul retro e quelli di risalita sul fronte: ampi spazi liberi per essere adattati, con paratie mobili e sistemi di illuminazione versatili, alle mostre di arte contemporanea. Per la prima volta gli spazi vengono progettati intorno alle opere d’arte per creare un tutt’uno e l’allestimento può avvalersi di un “progetto museografico” compiuto.
Il passaggio da “oggetti” a “spazi”, da “spettatori” a “partecipanti” trova la massima espressione, pochi anni dopo l’inaugurazione del Centro, in una mostra che alcuni critici hanno ritenuto una delle più influenti degli ultimi 35 anni e capace di cambiare le idee sull’arte contemporanea: Les Immatériaux.
Curata dal filosofo Jean-François Lyotard e da Thierry Chaput, gli oggetti esposti erano immateriali, non-oggetti (luce, suoni, energia, odori, tempo) e il “progetto museografico” era la sola parte visibile.
Il Beaubourg compie 40 anni… buon compleanno!!!
I knew the building designed by Renzo Piano and Richard Rogers through my architectural studies and I appreciated it a lot but as I walked down Rue Berger, for the first time, and saw the right side of the museum above the houses around I had the feeling of being magnetically attracted to what I saw, and I greatly accelerated the pace. I noticed the same thing happened to those who were with me and the other tourists on the road. When I reached George Pompidou Square in front of the building, I expressed my astonishment: “…!”
If the exteriors excited me, I had the real surprise once inside.
In those years, evidently due to a particular socio-economic combination, governments in Europe competed to make the most spectacular public buildings (theaters, museums, libraries).
Some called them the contemporary cathedrals through which a nation could represent its wealth and devotion to culture. The merit of the George Pompidou Center goes beyond self-celebration but gives shape to an unprecedented concept of “museographic project”, perceived by the sensitivity of the two architects, which will change the way we appreciate art and, in general, culture.
The appearance of a sort of “factory”, out of scale and without any reference to the historical context, has the merit of representing very well the Cultural Center as a nodal point, a formidable “emerging” – trivially the “factory of culture” – but it is the consequence of other considerations, those that have generated the archetype that contemporary art waited for.
All the artists would like to exhibit in a correctly imagined space around their works and on the other hand even the curators of the exhibitions would like to overcome the limits that an imposed space determines to the disadvantage of the “story” they intend to develop. Instead it often happens that the works are selecetd to be inserted in an existing space and the curators adapt their “museographic tell” to the spaces they find.
The designers’ intuition was to imagine the eigth floors of which it is composed (45,000 square meters in total) free of load-bearing structures, with the technological systems transferred to the back and stairways and elevators on the front: ample free space to be adapted, with movable bulkheads and versatile lighting systems, to contemporary art exhibitions. For the first time the spaces are designed around the works of art to create a whole and the installation can make use of an accomplished “museographic project”.
The passage from “objects” to “spaces”, from “spectators” to “participants” finds its maximum expression, a few years after the inauguration of the Center, in an exhibition that some critics considered one of the most influential of the last 35 years and capable of changing ideas about contemporary art: Les Immatériaux.
Curated by the philosopher Jean-François Lyotard and Thierry Chaput, the exhibits were immaterial, non-objects (light, sounds, energy, smells, time) and the “museographic project” was the only visible part.
The Beaubourg turns 40… happy birthday !!!





l'ambientalismo è di destra o di sinistra? is environmentalism right-wing or left-wing?
Agricoltura biologica e biodinamica, omeopatia, vegetarianesimo e veganesimo, antivivisezionismo, rispetto degli ecosistemi e in generale della natura, sono ideali e pratiche che suonano da sempre come progressiste. Almeno questa è stata la mia sensazione.
Quando ho avuto modo di frequentare alcuni colleghi uniti tra di loro da convinzioni fermamente ecologiste, espresse anche attraverso le pratiche quotidiane, ho pensato che fosse una buona occasione per abbracciare nuovi paradigmi e abbandonare alcune cattive abitudini. Un giorno durante una discussione sui temi a loro cari una collega afferma “ma noi siamo diversi… noi siamo migliori!”
Cito Umberto Eco che nel libretto 'Il fascismo eterno', 2018, La Nave di Teseo, suggerisce una lista di caratteristiche tipiche di quello che definisce l’UR-Fascismo o il fascismo eterno: “L’elitismo è un aspetto tipico di ogni ideologia reazionaria, in quanto fondamentalmente aristocratico. Nel corso della storia, tutti gli elitismi aristocratici e militaristici hanno implicato il disprezzo per i deboli. L’Ur-Fascismo non può fare a meno di predicare un “elitismo popolare“. Ogni cittadino appartiene al popolo migliore del mondo, i membri del partito sono i cittadini migliori, ogni cittadino può (o dovrebbe) diventare un membro del partito. Ma non possono esserci patrizi senza plebei. Il leader, che sa bene come il suo potere non sia stato ottenuto per delega, ma conquistato con la forza, sa anche che la sua forza si basa sulla debolezza delle masse, così deboli da aver bisogno e da meritare un “dominatore“. Dal momento che il gruppo è organizzato gerarchicamente (secondo un modello militare), ogni leader subordinato disprezza i suoi subalterni, e ognuno di loro disprezza i suoi sottoposti. Tutto ciò rinforza il senso di un elitismo di massa.”
Al tempo non ero preparato a citare Eco, quindi dissi alla collega che non ha senso dividere tra migliori e peggori perché si rischia di passare tra i peggiori: ci sarà sempre qualcuno più sensibile, che spreca meno acqua, che usa più vestiti di seconda mano, che nemmeno si sposta in treno ma solo in bicicletta. Ci sarà sempre qualcuno “migliore”. Ovviamente persi molti punti all’interno del gruppo.
Dopo qualche tempo persi altri punti. Fui invitato ad un incontro serale su temi ambientalisti, ben noti a tutti e purtroppo attuali e apparentemente insormontabili. Sala pienissima, giovani coppie con bambini piccoli seduti per terra. Durante la conferenza il relatore si infervora e cita i dati del crollo imminente, della fine della civiltà, del mondo come lo conosciamo, disperazione e morte. Però poi, all’uscita, un po’ scossi, tutti si fermano a salutarsi, a chiacchierare, a presentarsi al relatore, finalmente liberi i bambini giocano felici. Alla domanda dei miei colleghi su cosa pensassi dell’incontro risposi che mi era sembrato di essere in un film americano quando il pastore dal pulpito urla ai fedeli ‘...tutti quanti voi dovrete morire!’ Poi tutti escono, si salutano, fanno i complimenti al pastore per il sermone e si danno appuntamento alla prossima. Mi sembrava di aver assistito ad una specie di cerimonia, una messa laica. Le mie osservazioni non piacquero...
Di nuovo Umberto Eco: “Lo spirito critico opera distinzioni, e distinguere è un segno di modernità. Nella cultura moderna, la comunità scientifica intende il disaccordo come strumento di avanzamento delle conoscenze. Per l’Ur-Fascismo, il disaccordo è tradimento. Il disaccordo è inoltre un segno di diversità. L’Ur-Fascismo cresce e cerca il consenso sfruttando ed esacerbando la naturale paura della differenza. Il primo appello di un movimento fascista o prematuramente fascista è contro gli intrusi.
“L’Ur-Fascismo scaturisce dalla frustrazione individuale o sociale. Il che spiega perché una delle caratteristiche tipiche dei fascismi storici è stato l’appello alle classi medie frustrate, a disagio per qualche crisi economica o umiliazione politica, spaventate dalla pressione dei gruppi sociali subalterni. Nel nostro tempo, in cui i vecchi “proletari” stanno diventando piccola borghesia , il fascismo troverà in questa nuova maggioranza il suo uditorio.”
Ma l'ambientalismo è di destra o di sinistra?
Non sono d'accordo con chi sostiene che destra e sinistra siano la stessa cosa. I problemi delle persone e quelli dell'ambiente, si possono tentare di risolvere applicando differenti modalità: di destra e di sinistra. E le diverse modalità si radicano su due valori in antitesi: diseguaglianza e uguaglianza.
Organic and biodynamic agriculture, homeopathy, vegetarianism and veganism, antivivisectionism, respect for ecosystems and nature in general are ideals and practices that have always sounded progressive. At least that was my feeling.
When I had the opportunity to meet some colleagues united by firmly ecological beliefs, also expressed through daily practices, I thought it was a good opportunity to embrace new paradigms and abandon some bad habits. One day during a discussion on topics dear to them, a colleague stated "but we are different... we are better!"
I quote Umberto Eco who in the booklet 'Eternal fascism', 2018, La Nave di Teseo, suggests a list of typical characteristics of what he defines as UR-Fascism or eternal fascism: “Elitism is a typical aspect of every reactionary ideology, as it is fundamentally aristocratic. Throughout history, all aristocratic and militaristic elitisms have implied contempt for the weak. Ur-Fascism cannot help but preach "popular elitism". Every citizen belongs to the best people in the world, party members are the best citizens, every citizen can (or should) become a party member. But there cannot be patricians without plebeians. The leader, who knows well how his power was not obtained by proxy, but conquered by force, also knows that his strength is based on the weakness of the masses, so weak that they need and deserve a "dominator". . Since the group is organized hierarchically (according to a military model), each subordinate leader despises his subordinates, and each of them despises his subordinates. All this reinforces the sense of mass elitism.”
At the time I wasn't prepared to quote Eco, so I told my colleague that it makes no sense to divide between the good and the bad because you risk ending up among the bad: there will always be someone who is more sensitive, who wastes less water, who uses more second-hand clothes, who doesn't even travel by train but only by bicycle. There will always be someone "better". Obviously I lost a lot of points within the group.
After some time I lost more points. I was invited to an evening meeting on environmentalist issues, well known to all and unfortunately current and apparently insurmountable. Very full room, young couples with small children sitting on the floor. During the conference the speaker gets excited and cites data about the imminent collapse, the end of civilization, the world as we know it, desperation and death. But then, on the way out, a little shaken, everyone stops to say hello, to chat, to introduce themselves to the speaker, the children are finally free and play happily. When asked by my colleagues what I thought of the meeting, I replied that it seemed to me like I was in an American film when the pastor from the pulpit shouts to the faithful '... all of you will have to die!' Then everyone goes out, says goodbye, compliments the pastor on his sermon, and makes plans to see him next time. I felt like I had witnessed some kind of ceremony, a secular mass. They didn't like my observations...
Umberto Eco again: “The critical spirit makes distinctions, and distinguishing is a sign of modernity. In modern culture, the scientific community understands disagreement as a tool for advancing knowledge. For Ur-Fascism, disagreement is betrayal. Disagreement is also a sign of diversity. Ur-Fascism grows and seeks consensus by exploiting and exacerbating the natural fear of difference. The first appeal of a fascist or prematurely fascist movement is against intruders.
“Ur-Fascism arises from individual or social frustration. Which explains why one of the typical characteristics of historical fascism was the appeal to the frustrated middle classes, uneasy about some economic crisis or political humiliation, frightened by the pressure of subordinate social groups. In our time, in which the old "proletarians" are becoming the petty bourgeoisie, fascism will find its audience in this new majority."
But is environmentalism right-wing or left-wing?
I don't agree with those who say that left and right are the same thing. People's problems and those of the environment, can be attempted to be solved by applying different methods: right-wing and left-wing. And the different methods are rooted in two antithetical values: inequality and equality.
ChatGPT ti voglio bene? / ChatGPT I love you?
Ho digitato : "Scrivi un breve testo per spiegare con un po' di autoironia a cosa serve un architetto di interni".
M ha risposto cosi:
"Gli architetti di interni: quei misteriosi guru del design che riescono a trasformare un cubo di cemento in una casa da sogno o un ufficio grigio in un tempio della produttività. Se pensi che il loro lavoro sia solo scegliere cuscini colorati e tende carine, ti sbagli di grosso!
Ecco a cosa servono realmente gli architetti di interni:
Maghi dello Spazio: Hanno il potere di far sembrare un minuscolo monolocale una reggia. Grazie alla loro magia, ogni centimetro quadrato trova una funzione e ogni angolo diventa un'opportunità.
Psicologi del Design: Capiscono i tuoi gusti meglio di te stesso. Prima ancora che tu possa dire "mi piace il blu", loro hanno già progettato una stanza che ti fa sentire come in un'oasi di tranquillità.
Acrobati del Budget: Riescono a farti avere l'aspetto di una casa di lusso con un budget da casa Ikea. Sanno dove risparmiare e dove investire, facendo sembrare tutto chic e costoso.
Esperti di Feng Shui (o quasi): Anche se non credi nel Feng Shui, un architetto di interni sa come disporre i mobili in modo che tu non inciampi su ogni tappeto. Sanno creare un flusso naturale nello spazio che fa sentire tutto armonioso.
Sostenitori dell'Organizzazione: Trasformano il caos in ordine. Grazie a loro, ogni oggetto trova il suo posto e scopri di avere più spazio di quanto pensassi. Chi sapeva che avevi così tanti cassetti segreti?
Stylists delle Stanze: Ogni dettaglio, dal colore delle pareti ai soprammobili, viene scelto con cura per creare un ambiente che sembra uscito da una rivista di design. Anche il tuo cane si sentirà più stiloso!
In breve, gli architetti di interni sono quegli eroi non celebrati che prendono uno spazio vuoto e lo trasformano in qualcosa di meraviglioso. Grazie a loro, non viviamo solo in una casa, ma in un capolavoro di design personalizzato. E sì, fanno tutto questo mentre sorseggiano un caffè e sorridono, perché per loro è tutto un gioco da ragazzi!"
Si, un po' ti voglio bene...
I typed: "Write a short text to explain with a bit of self-irony what an interior architect is for".
He replied like this:
"Interior architects: those mysterious design gurus who can transform a concrete cube into a dream house or a gray office into a temple of productivity. If you think their job is just to choose colorful cushions and cute curtains, you'll you're very wrong!
Here's what interior architects are really for:
Space Wizards: They have the power to make a tiny studio apartment look like a palace. Thanks to their magic, every square centimeter finds a function and every corner becomes an opportunity.
Design Psychologists: They understand your tastes better than you do. Before you can even say “I like blue,” they've already designed a room that makes you feel like you're in an oasis of tranquility.
Budget Acrobats: They can make you have the look of a luxury home on an Ikea home budget. They know where to save and where to invest, making everything seem chic and expensive.
Feng Shui Experts (sort of): Even if you don't believe in Feng Shui, an interior designer knows how to arrange furniture so you don't trip over every rug. They know how to create a natural flow in space that makes everything feel harmonious.
Supporters of the Organization: They turn chaos into order. Thanks to them, every object finds its place and you discover that you have more space than you thought. Who knew you had so many secret drawers?
Room Stylists: Every detail, from the color of the walls to the ornaments, is carefully chosen to create an environment that seems to have come straight out of a design magazine. Your dog will feel more stylish too!
In short, interior architects are those unsung heroes who take an empty space and transform it into something beautiful. Thanks to them, we live not just in a home, but in a custom design masterpiece. And yes, they do all this while sipping coffee and smiling, because for them it's all child's play!"
Yes, I love you a little....
la fabbbrica-città: Ferrania / the factory-city: Ferrania
Ferrania, la località di Cairo Montenotte, prende il nome dalla industria-colosso che nel dopoguerra fece la storia della fotografia e del cinema.
200 ingegneri assunti nei reparti tecnici e quasi 6.000 dipendenti, un vero e proprio paese con gli edifici per gli operai e per i direttori, per gli accasati o per i single. Mensa, dopolavoro e spazi per attività ludiche e sportive, cinema, biblioteca, solarium, biciclette numerate per spostarsi e la stazione del treno per favorire i pendolari.
3 turni al giorno e per non rovinare le pellicole fotosensibili in alcuni reparti si lavorava completamente al buio per otto ore.
La città come un microcosmo dove, mi immagino, da una parte la classe operaia che lotta per la propria emancipazione e dall’altra le forze del capitale volte a perpetuare le proprie leggi di sviluppo contro questa emancipazione, che condividono uno spazio fisico urbano, case, strade, piazze: Ferrania.
Anche il nome assomiglia a quelli che Italo Calvino aveva immaginato per le sue Città Invisibili! (Diomira, Isaura, Fedora…)
La storia di Ferrania è raccontata nelle sale dell’interessante Ferrania Film Museum a Cairo Montenotte, aperto da pochi mesi. Un’esposizione che narra la storia sociale e culturale della fabbrica e offre una lettura multidisciplinare tra cinema, fotografia, letteratura e territorio.
Ferrania, the city of Cairo Montenotte, takes its name from the industrial giant that has made the history of photography and cinema after the war.
200 engineers hired in the technical departments and almost 6,000 employees, a real town with workers’ houses, with flats for managers and workers, for married or singles. Canteens, spaces for recreational and sports activities, cinema, library, solarium, numbered bicycles to move around and the railway station to support commuters.
3 shifts a day and in order not to damage the photosensitive films in some departments people worked for eight hours completely in the dark.
A town as a microcosm where, I imagine, on the one hand the working class struggling for its own emancipation and on the other the forces of capital aimed at perpetuating its own laws of development against this emancipation that share an urban physical space, houses, streets, squares: Ferrania.
Even the name resembles those that Italo Calvino had imagined for his Invisible Cities! (Diomira, Isaura, Fedora…)
The story of Ferrania is told in the rooms of the interesting Ferrania Film Museum in Cairo Montenotte, inaugurated a few months ago. An exhibition that tells the social and cultural history of the factory and offers a multidisciplinary reading between cinema, photography, literature and territo



riuso e economia sociale / reuse and social economy
Capannoni, caserme, monasteri, case cantoniere, vecchie colonie, negozi, appartamenti, interi borghi, ex macelli, cinema chiusi, alberghi in disarmo, circa 6 milioni di beni immobili non utilizzati o sottoutilizzati. E’ quello che vediamo in qualsiasi città italiana anche nelle zone centrali. Eppure non è difficile immaginare che gli immobili oggi abbandonati, anche dai privati, se riutilizzati recuperano valore.
La modalità di recupero di questi spazi partendo dalla cultura dell’impegno civico e trasformarli in luoghi significativi per le persone è il soggetto di Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali il libro pubblicato nel 2014 dal Gruppo 24 Ore, scritto da Giovani Campagnoli.
Un riuso che può contribuire allo sviluppo ripartendo da quelle capacità artistiche, creative, culturali, artigianali che hanno fatto apprezzare il nostro paese nel mondo e che interessano oggi i giovani, capaci di reinterpretarle sulla base dei paradigmi contemporanei.
Il libro suggerisce le modalità per l’avvio e la gestione delle startup quali imprese culturali, sociali giovanili che abbiano anche un ritorno etico sul capitale investito e come raccogliere il capitale necessario. Oltre a ciò, tre capitoli sono dedicati alla descrizione dei processi organizzativi che possono portare alla gestione efficace ed efficiente di queste startup.
Attorno alle tesi del libro si è sviluppata la piattaforma riusiamolitalia.it che crea collegamenti tra chi offre spazi liberi o sotto utilizzati e chi li cerca per trasformarli a basso costo, nella logica del riuso, e raccoglie alcune esperienze di chi sta già lavorando su questi argomenti.
Sheds, barracks, monasteries, roadmen’s houses, old colonies, shops, apartments, entire villages, former slaughterhouses, closed cinemas, hotels in disarmament, about 6 million of unused or underused property. This is what we see in any Italian city even in the central areas. Yet it is not difficult to imagine that the buildings abandoned today, even by private individuals, if reused can recover their value.
The modality of recovery of these spaces starting from the culture of civic engagement and their transforming into significant places for people is the subject of Riusiamo l’Italia. Da spazi vuoti a start up culturali e sociali (Re-using Italy. From empty spaces to cultural and social start-ups) is a book published in 2014 by Gruppo 24 Ore, written by Giovani Campagnoli.
A reuse that can contribute to development by starting from those artistic, creative, cultural, craft skills that have made our country appreciated in the world and that are of interest to young people today, able to reinterpret them on the basis of contemporary paradigms.
The book suggests the methods for starting and managing startups such as cultural and social youth enterprises that also have an ethical return on invested capital and how to raise the necessary capital. In addition to this, three chapters are dedicated to describing the organizational processes that can lead to the effective and efficient management of these startups.
The riusiamolitalia.it platform , developed around the theses of the book, creates links between those who offer free or under-used spaces and those who look for them to transform them at low cost, in the logic of re-use, and collects some experiences of those who are already working on these arguments.

lo studio di fattibilità / the feasibility study
E' uno strumento molto utile per iniziare il lungo processo che inizia con l'ipotesi di progetto fino alla realizzazione delle opere.
Si sviluppa in tre fasi.
L'intervista.
Con cui si raccolgono le idee dei committenti, si discutono ed eventualmente si migliorano. Molto spesso l'architetto media le idee di una coppia quando sono in disaccordo. In questa fase è utile richiedere ai clienti di inviare delle immagini, tratte dal web, di esempi particolarmente graditi.
La verifica
Presso le amministrazioni e gli uffici preposti all'autorizzazione dei lavori per avere la certezza che il progetto rispetti le norme edilizie.
Gli schemi grafici e le simulazioni rendering
Per illustrare ai committenti l'ipotesi di progetto e in qualche modo rassicurare che soddisfi le aspettative.
Non è raro che alla prima ipotesi ne seguano altre, perchè i rendering possono suggerirne di nuove. A mio avviso è molto importante che l'architetto si mantenga in sintonia con i clienti senza imporsi, perché molto spesso le soluzioni migliori nascono proprio dal confronto di diverse vedute.
Le immagini sottostanti riguardano i cambi di destinazione di un fienile a cui sto lavorando in questi mesi.
It is a very useful tool to start the long process that begins with the project hypothesis up to the realization of the works.
It develops in three phases.
The interview.
With which the ideas of the clients are collected, discussed and eventually improved. Very often the architect mediates the ideas of a couple when they disagree. In this phase it is useful to ask customers to send images, taken from the web, of particularly welcome examples..
The test.
At the administrations and offices responsible for authorizing the works to be sure that the project complies with building regulations.
Graphic schemes and rendering simulations.
To illustrate the project hypothesis to clients and in some way reassure that it meets expectations.
It is not uncommon for the first hypothesis to be followed by others, because the renderings can suggest new ones. In my opinion it is very important that the architect keeps in tune with the clients without imposing himself, because very often the best solutions arise precisely from the comparison of different views.
The images below concern the change of destination of a barn I am working on in recent months.


cos'è il principio di sussidiarietà? / what is the subsidiarity principle?
Le persone sono portatrici non solo di bisogni ma anche di capacità.
È possibile che queste capacità siano messe a disposizione della comunità per contribuire a dare soluzione, insieme con le amministrazioni pubbliche, ai problemi di interesse generale.
La legge di revisione costituzionale nel 2001 ha introdotto nella Costituzione il principio di sussidiarietà orizzontale con questa formulazione: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (art. 118, ultimo comma).
Il principio di sussidiarietà vede la pubblica amministrazione e i cittadini come alleati e si pone come la piattaforma costituzionale sulla quale costruire una società di cittadini autonomi, responsabili e solidali
La cittadinanza attiva produce capitale sociale e promuove fiducia nei rapporti fra le persone e verso le istituzioni, realizzando una nuova forma di libertà solidale e responsabile finalizzata al miglioramento della vita di tutti.
Applicando la sussidiarietà i cittadini attivi danno vita ad una dimensione della democrazia fondata non sulla delega bensì sull’assunzione diretta di responsabilità nella sfera pubblica, facendo vivere nella quotidianità i principi fondamentali della Costituzione.
3 PASSI
Il primo passo per attuare la collaborazione tra i cittadini e l’Amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa dei beni comuni urbani, avviati per autonoma iniziativa dei cittadini o su proposta dell’Amministrazione, è la redazione del regolamento che disciplina il rapporto tra i due soggetti.
Il regolamento e suddiviso in sette capi e 24 articoli che definiscono i differenti aspetti del rapporto: le finalità, i principi le disposizioni generali, le azioni di intervento, le esenzioni e le agevolazioni, la formazione, l’autofinanziamento.
Il regolamento sarà approvato con delibera del Consiglio Comunale.
Ad oggi sono centinaia i comuni italiani che si sono dotati di questo strumento. In Liguria, i comuni di Genova, di Cogoleto e di Riomaggiore. Nella sola provincia di Torino quindici comuni.
Il secondo passo, contestuale al primo, è la presentazione all'Amministrazione della Proposta di Collaborazione in cui sono indicati i soggetti che offrono il loro contributo: Enti, associazioni, cittadini e le finalità e gli obbiettivi da raggiungere.
Infine con il Patto di Collaborazione, approvato in Giunta comunale, viene formalizzato il rapporto di sussidiarietà.
In premessa sono indicati tutti i soggetti coinvolti pubblici e privati, gli spazi o luoghi oggetto di cura condivisa e le attività da svolgere in quegli spazi. Negli articoli successivi viene definita la convenzione: oggetto, durata, impegni dei sottoscrittori, tempi e modi, copertura assicurativa, risoluzione e monitoraggio.
L'ASSOCIAZIONE LABSUS
Referente italiana per l’approfondimento dei diversi profili scientifici riguardanti il principio di sussidiarietà e la sua applicazione e attenta alla produzione dal basso di progetti e processi, l'Associazione senza fini di lucro LabSus coinvolge soggetti pubblici, privati e del terzo settore allo scopo di rafforzare le alleanze e le reti sociali sul territorio stimolando l’amministrazione condivisa dei beni comuni. In questi anni, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, LabSus collabora sul territorio del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, per diffondere e valorizzare la cultura dell’Amministrazione condivisa. Nel proprio sito sono illustrate le numerose esperienze in tutto il territorio nazionale.
People are carriers not only of needs but also of capabilities.
It is possible that these capabilities are made available to the community to help solve problems of general interest together with public administrations.
The constitutional revision law in 2001 introduced the principle of horizontal subsidiarity into the Constitution with this formulation: "State, Regions, Metropolitan Cities, Provinces and Municipalities favor the autonomous initiative of citizens, individuals and associates, for the carrying out of activities of interest general, on the basis of the principle of subsidiarity "(Article 118, last paragraph).
The principle of subsidiarity sees the public administration and citizens as allies and acts as the constitutional platform on which to build a society of autonomous, responsible and supportive citizens
Active citizenship produces social capital and promotes trust in relationships between people and towards institutions, creating a new form of solidarity and responsible freedom aimed at improving everyone's life.
By applying subsidiarity, active citizens give life to a dimension of democracy based not on delegation but on the direct assumption of responsibility in the public sphere, making the fundamental principles of the Constitution live in everyday life.
3 STEPS
The first step to implement the collaboration between citizens and the Administration for the shared care, regeneration and management of urban commons, initiated by autonomous citizens' initiative or on the proposal of the Administration, is the drafting of the regulation that governs the relationship between the two subjects.
The regulation is divided into seven chapters and 24 articles that define the different aspects of the relationship: the purposes, principles, general provisions, intervention actions, exemptions and concessions, training, self-financing.
The regulation will be approved by resolution of the City Council.
To date, hundreds of Italian municipalities have equipped themselves with this tool. In Liguria, the municipalities of Genoa, Cogoleto and Riomaggiore. In the province of Turin alone, fifteen municipalities.
The second step, contextual to the first, is the presentation to the Administration of the Collaboration Proposal in which the subjects who offer their contribution are indicated: Bodies, associations, citizens and the aims and objectives to be achieved.
Finally, with the Collaboration Agreement, approved by the municipal council, the subsidiarity relationship is formalized.
The introduction indicates all the public and private parties involved, the spaces or places subject to shared care and the activities to be carried out in those spaces. The following articles define the agreement: subject, duration, commitments of the subscribers, times and methods, insurance coverage, termination and monitoring.
THE LABSUS ASSOCIATION
Italian referent for the in-depth study of the various scientific profiles concerning the subsidiarity principle and its application and attentive to the bottom-up production of projects and processes, the non-profit association LabSus involves public, private and third sector subjects in order to strengthen alliances and social networks in the area by stimulating the shared administration of common goods. In recent years, with the support of the Compagnia di San Paolo, LabSus collaborates on the territory of Piedmont, Liguria and Valle d'Aosta, to spread and enhance the culture of shared administration. The numerous experiences throughout the national territory are illustrated on its website.

nuove tipologie edilizie cercasi /looking for new building types
La tipologia edilizia è la classificazione dei fabbricati in base alla presenza di determinate caratteristiche funzionali, dimensionali, distributive ed organizzative.
L'edificio qui sopra mostra alcune caratteristiche: stalle e depositi al piano terra, scala esterna, stanze al piano superiore collegate da un ballatoio allineato allo sporto del tetto per proteggerlo dalle intemperie, finestre di dimensioni minime per conservare il calore nel periodo invernale.
L'insieme di questi aspetti compositivi descrive univocamente l'edificio come una abitazione rurale tipica dell'entroterra ligure.
The building typology is the classification of buildings based on the presence of certain functional, dimensional, distributive and organizational characteristics.
The building above has some features: stables and storerooms on the ground floor, external staircase, upstairs rooms connected by a balcony aligned with the projection of the roof to protect it from the elements, minimally sized windows to conserve heat in the winter.
The combination of these compositional aspects uniquely describes the building as a typical rural house of the Ligurian hinterland.



Le immagini sopra sono elaborazioni al computer di villette unifamiliari proposte a catalogo. Le caratteristiche formali, funzionali, strutturali sono talmente varie che risulta impossibile definire un "typos" (impronta, matrice). Ovvero, gli elementi compositivi appaiono "slegati", ambigui, incapaci di descrivere una tipologia edilizia tipica del territorio e utile come strumento di progettazione.
Gli attuali standard abitativi e le normative igienico sanitarie non consentono la riproposizione della abitazione rurale della prima immagine, quindi quali potrebbero essere gli elementi compositivi utili per definire la tipologia edilizia contemporanea di una abitazione unifamiliare?
Verso la direzione Green esistono elementi costruttivi già utilizzati e consolidati (almeno nella progettazione un po' all'avanguardia) utili al contenimento dei consumi energetici.
Muro di Trombe, serra solare, camino solare, pareti verdi, frangisole.
(continua)
The images above computer elaborations of single-family houses proposed in the catalog. The formal, functional and structural characteristics are so varied that it is impossible to define a "typos" (imprint, matrix). That is, the compositional elements appear "disconnected", ambiguous, unable to describe a type typical of the territory building useful as a design tool.
The current housing standards and sanitation regulations do not allow the relaunch of the rural house in the first image, so what could be the compositional elements useful to define the contemporary building typology of a single-family house?
Towards the Green direction, constructive elements have already been used and consolidated (at least in the somewhat advanced design) useful for containing energy consumption. Wall of Trombe, solar greenhouse, solar chimney, green walls, sunshades.
(continues)

nuove tipologie edilizie cercasi /looking for new building types
Il muro di Trombe è un particolare tipo di muro solare inventato e brevettato nel 1881 da Edward Morse e reso famoso nel 1964 dall'ingegnere francese Félix Trombe. Consiste in un muro passivo, posizionato nella parete sud dell'edificio, di un materiale ad alta inerzia termica con la superficie esterna dipinta di un colore scuro in modo da captare la maggior quantità possibile di radiazione solare, da un vetro che separa il muro di accumulo dall'esterno. Sia il vetro che il muro di accumulo sono dotati di aperture che permettono quattro tipi di configurazione dipendenti dalla stagione e dall'ora del giorno.
La serra solare accumula più calore grazie al muro di Trombe e ad un solaio che ha le stesse caratteristiche di alta inerzia termica.
Il camino solare sfrutta il tiraggio naturale per estrarre l'aria dall'ambiente interno e creare una circolazione di aria più fresca.
I muri verdi contribuiscono all'isolamento estivo delle pareti esposte a sud.
I frangisole verticali e orizzontali grazie ad un preciso orientamento delle lamelle permettono il passaggio delle radiazioni solari nel periodo invernale e le bloccano nel periodo estivo.
The wall of Trombe is a particular type of solar wall invented and patented in 1881 by Edward Morse and made famous in 1964 by the French engineer Félix Trombe. It consists of a passive wall, positioned in the south wall of the building, of a material with high thermal inertia with the external surface painted in a dark color in order to capture the greatest possible amount of solar radiation, from a glass that separates the wall of accumulation from the outside. Both the glass and the storage wall are equipped with openings that allow four types of configuration depending on the season and time of day.
The solar greenhouse accumulates more heat thanks to the Trombe wall and a floor that has the same characteristics of high thermal inertia.
The solar chimney uses the natural draft to extract the air from the indoor environment and create a cooler air circulation.
The green walls contribute to the summer insulation of the south-facing walls.
Thanks to a precise orientation of the slats, the vertical and horizontal sunshades allow the passage of solar radiation in winter and prevent it in summer.
camino solare
camino solare
muro di Trombe
muro di Trombe
serra solare
serra solare
frangisole
muro verde
Se utilizzatissimo questi gli elementi tecnologico/costruttivi, di facile e immediata "lettura", come elementi compositivi potremmo ridefinire un nuovo "typos".
Gli edifici del territorio appariranno più omogenei, meno "slegati", utili alla definizione di una nuova tipologia edilizia per le abitazioni unifamiliari: contemporanee, locali e green.
Resta una sfida: il superamento di una interpretazione banalizzata della post-modernità che indica come "bene" tutto quello che deriva dalla tradizione. Questa concezione è stata reinterpretata a tavolino, con qualche eccezione, dai regolamenti edilizi comunali e dalle norme attuative dei piani che definiscono l'attività edilizia.
Gli elementi tecnologico/costruttivi descritti non sono del tutto recepiti dai regolamenti e quindi la loro proposta ad una commissione edilizia rappresenta una "forzatura" se non una anomalia difficilmente assentibile.
Alcune prassi impongono precise tipologie e superfici di infissi e di elementi oscuranti. Non è previsto l'utilizzo di un volume destinato ad un camino solare o ad una serra solare che sarebbe sottratto ai volumi abitabili.
Il parere estetico di una commissione edilizia, su un elemento anomalo, non tradizionale, potrebbe affossare il progetto.
Fortunatamente la sensibilità verso l'ottimizzazione delle risorse sta scrivendo nuovi paradigmi entro i quali , speriamo a breve, entreranno anche queste diverse modalità.
If we used these technological/constructive elements, which are easy and immediate to "read", as compositional elements we could redefine a new "typos".
Local buildings will appear more homogeneous, less "disconnected", useful for the definition of a new building typology for single-family homes: contemporary, local and green.
It remains a challenge: the overcoming of a trivialized interpretation of post-modernity which indicates as "good" everything that derives from tradition. This concept has been reinterpreted at the table, with some exceptions, by the municipal building regulations and by the implementing rules of the plans that define the construction activity.
The technological/constructive elements described are not fully implemented by the regulations and therefore their proposal to a building commission represents a "forcing" if not an anomaly that is difficult to ignore.
Some practices impose precise types and surfaces of fixtures and darkening elements. The use of a volume intended for a solar chimney or a solar greenhouse which would be subtracted from the habitable volumes is not envisaged.
The aesthetic opinion of a building commission on an anomalous, non-traditional element could scuttle the project.
Fortunately, the sensitivity towards the optimization of resources is writing new paradigms into which, hopefully soon, these different methods will also enter.

progettazione partecipata / participatory project planning
In un contesto attuale dove le scelte urbanistiche si compiono essenzialmente all'interno di gruppi di potere politici ed economici e i cittadini accolgono le “novità” che modificheranno i loro quartieri date già per certe e indiscutibili, è bene ripercorrere il concetto di progettazione partecipata.
Essa afferma che la progettualità naturale dei cittadini, mobilitati e motivati nell'esprimersi attorno ai problemi del loro quartiere, della loro città, possa condurre l'amministratore alle migliori decisioni. La comunicazione estesa e precisa, il dialogo, l'ascolto e l'interpretazione dei bisogni e dei desideri del singolo e della collettività porteranno ad una progettazione urbanistica efficace e più legata alla cultura del territorio.
Questo modello di pianificazione fu teorizzato, alla fine del XIX secolo, in Scozia, dal botanico e biologo Sir Patrick Geddes (1854-1932) che nel suo saggio “Cities in evolution” traccia i concetti che influenzeranno architetti ed urbanisti di tutto il secolo successivo.
In Italia il traino di queste esperienze, allora avanguardistiche, fu l'architetto di respiro europeo Giancarlo De Carlo che fonda la sua esperienza come progettista non solo sulla semplice trascrizione dei bisogni e desideri della comunità ma soprattutto sulla lettura di quello che la vita quotidiana e il tempo lasciano scritto nello spazio urbano e nel territorio.
Negli anni a seguire gli urbanisti si distolgono dal contatto con la sfera sociale e si concentrano nel semplice supporto delle scelte politiche operate dalle amministrazioni che, con una visione neo-liberista, dettata da una crescente debolezza propositiva e finanziaria, devono necessariamente stabilire accordi con il “privato” e danno il via alla pratica della negoziazione ignorando ogni programmazione urbanistica intesa solo come intralcio burocratico.
Gli accordi negoziali, all'interno delle istituzioni, tra politica e poteri finanziari, scavalcano i piani regolatori e inventano nuove forme di contratto – conferenze di servizio, patti territoriali, accordi di programma – che escludono i cittadini e ignorano il dibattito pubblico.
Edoardo Scalzano, teorico urbanista dell'ateneo di Venezia, si esprime così: “questi accordi negoziali enfatizzano il circoscritto e trascurano il complessivo, celebrano il contingente e sacrificano il permanente, assumono come motore l'interesse particolare e subordinano ad esso l'interesse generale, scelgono il salotto discreto della contrattazione e disertano la piazza della valutazione corale.”
Questi accordi portano generalmente a interventi sul territorio riducibili a tanti metri cubi suddivisi tra residenze, uffici e commercio, un mix funzionale piazzabile ovunque con la stessa insensibilità che ha generato la massiccia urbanizzazione degli anni '60 che oggi però, esaurite le periferie, si trasferisce in centro. Davanti a questo tipo di gestione i cittadini più motivati alla tutela del proprio spazio, per esprimere il dissenso dalle scelte estranee, trovano come unica forma organizzativa la costituzione di ciò che rappresenta per gli amministratori una delle peggiori angosce: il comitato.
Comitato dei Cittadini contro il Parcheggio Interrato, Comitato dei Cittadini contro l'Abbattimento dell'Ospedale, Comitato dei Cittadini contro l'Elettrosmog, Comitato dei Cittadini contro l'Autostrada, Comitato dei Cittadini contro l'Eolico Selvaggio e così via. In opposizione a scelte non condivise, sia in ambiti locali sia in ambiti di interesse nazionale (vedi T.A.V.), il comitato ha la capacità dirompente di bloccare le azioni degli amministratori e, quando viene strumentalizzato, di diventare un mezzo di opposizione politica. L'altissimo numero di comitati che oggi si costituiscono “contro” rivela che il rapporto tra i cittadini e l'amministrazione si esprime solo in termini conflittuali.
Altri paesi, più sensibili alla democrazia partecipata, si sono dotati di strumenti, tratti prevalentemente da tecniche di comunicazione e di gestione dei conflitti, che riconducono alla progettazione partecipata, con il duplice scopo di dare voce ai cittadini e ricucire lo strappo con le istituzioni.
Queste tecniche, sperimentate da almeno trent'anni nelle democrazie nordeuropee, raccolgono in assemblea rappresentanti della cittadinanza che rilevano le problematiche all'interno del quartiere, della città. Con il supporto di tecnici, definiti facilitatori, che gestiscono la discussione e con l'assenza degli amministratori, che condurrebbero il dibattito sul piano della propaganda elettorale, i cittadini non solo suggeriscono le possibili soluzioni, ma ne definiscono anche il grado di priorità e consegnano alle istituzioni un vero e proprio documento programmatico.
Alcune esperienze tedesche hanno trasformato questo metodo in una vera e propria kermesse capace di riunire centinaia di persone in ampi spazi, dotati perfino di cucina e area giochi per i piccoli, dove, suddivisi in gruppi, discutere e cercare soluzioni. Queste sessioni di lavoro, che possono durare anche più giorni terminano nel momento in cui i facilitatori, raccolte tutte le proposte, redigono e distribuiscono ai partecipanti il cosiddetto instant report che rappresenta il suggello di un momento di aggregazione della collettività, che ha modo di riallacciare i propri rapporti interni, oggi molto spesso sfaldati e particolari, finalizzata alla ricerca del bene comune.
In the current context in which urban planning choices are made essentially within political and economic power groups and citizens welcome the "news" that will change their neighborhoods already given for certain and indisputable, it is good to retrace the concept of participatory project planning.
Participatory project planning states that the natural capacity of citizens, mobilized and motivated to express themselves around the problems of their district, of their city, can lead the administrator to the best decisions. Extensive and precise communication, dialogue, listening and interpretation of the needs and desires of the individual and the community will lead to effective urban planning and more linked to the culture of the territory.
This planning model was theorized at the end of the 19th century in Scotland by the botanist and biologist Sir Patrick Geddes (1854-1932) who in his essay "Cities in evolution" traces the concepts that will influence architects and urban planners throughout the following century.
In Italy the driving force behind these experiences, which were at the forefront, was the European architect Giancarlo De Carlo who bases his experience as a designer not only on the simple transcription of the needs and desires of the community but above all on the reading of what daily life and time leave written in the urban space and in the territory.
In the years that followed, the planners moved away from contact with the social sphere and concentrated on the simple support of the political choices made by the Administrations which, with a neoliberal vision, dictated by a lack of ideas and financial weakness, require agreements established with the " private "and inaugurate the practice of negotiation ignoring any urban planning that is intended only as a bureaucratic obstacle.
Negotiation agreements, between institutions, between politics and financial powers, bypass urban plans and invent new forms of contracts - service conferences, territorial pacts, program agreements - which exclude citizens and ignore public debate.
Edoardo Scalzano, urban theorist at the University of Venice, expresses himself this way: “these negotiating agreements emphasize the circumscribed and neglect the overall, celebrate the contingent and sacrifice the permanent, take the particular interest as the engine and subordinate the general interest to it , choose the discreet bargaining room and desert the place of choral evaluation".
These agreements generally lead to interventions on the territory that can be reduced to many cubic meters divided between residences, offices and trade, a functional mix that can be placed anywhere with the same insensitivity that generated the massive urbanization of the 1960s which today, once the suburbs are exhausted, it moves in the city center. Faced with this type of management, the citizens most motivated to protect their own space, to express dissent from extraneous choices, find the only organizational form to establish what represents one of the worst anxieties for administrators: the committee. Citizens' Committee against Underground Parking, Citizens' Committee against Hospital Abatement, Citizens' Committee against Electrosmog, Citizens' Committee against the Highway, Citizens' Committee against wind turbines and so on. In opposition to unshared choices, both at local level and in areas of national interest (see T.A.V.), the committee has the disruptive ability to block the actions of directors and, when exploited, to become political opposition. The very high number of committees set up "against" today reveals that the relationship between citizens and administration is expressed only in terms of conflict.
Other countries, more sensitive to participatory democracy, have equipped themselves with tools, mainly derived from communication and conflict management techniques, which lead back to participatory planning, with the dual purpose of giving citizens a voice and repairing the dispute with the institutions.
These techniques, tested for at least thirty years in the democracies of Northern Europe, bring together representatives of citizenship who detect problems within the neighborhood and the city. With the support of technicians, called facilitators, who manage the discussion and with the absence of administrators, who lead the debate at the level of electoral propaganda, citizens not only suggest possible solutions, but also define the degree of priority and deliver to the Administrations a real programmatic document.
Some German experiences have transformed this method into a real event capable of bringing together several people in vaste spaces, even with a kitchen and play area for children, where, divided into groups, they discuss and look for solutions. These work sessions, which can last even several days ends when facilitators collect all the proposals, draw up and distribute to the participants the so-called instant report which seals a moment of aggregation of the community, which has the opportunity to reconnect their internal relationships, today very often flaked and weak, aimed at the search for the common good.

come mi sbarazzo dei vecchi mobili? recycle design! / how do I get rid of old furniture? recycle design!
Se si ha la fortuna di avere una collezione di oggetti di antiquariato (ereditati, ritrovati o acquistati) e uno spazio vuoto non c'è nessun sbarazzo e con il proprio gusto e sensibilità si può riuscire a valorizzare lo spazio e gli oggetti che contiene.
Alcuni, per non sbagliare, preferiscono utilizzare mobili antichi che abbiano grosso modo le stesse caratteristiche locali o temporali, altri, più "coraggiosi", immaginare un mix tra mobili di diverse età e provenienza: utilizzando l'ironia si possono ottenere ottimi risultati.
Se invece si hanno a disposizione mobili di scarso valore sia storico che estetico, provenienti da diversi contesti, come si possono riutilizzare senza giungere all'effetto rigattiere? (A meno che non si voglia ottenere proprio questo!)
Avendo a disposizione un certo numero di mobili e volendo a tutti i costi riutilizzarli mi sono posto il quesito: in che modo?
Ho trovato queste soluzioni che rimandano al concetto di re-contestualizzazione e di omogeneità. L'effetto finale ottenuto ha avuto un favorevole riscontro.
Di seguito alcuni esempi.
Seguendo l'idea della re-contestualizzazione, sono stati recuperati due vecchi scuri, ridipinti, ruotati in orizzontale e utilizzati come pannelli su cui sono stati fissati vari oggetti, vecchie foto, vecchi utensili. Allo stesso modo alcuni cassetti di comò sono stati trasformati in mensole adatte a contenere libri.
If you are lucky enough to have a collection of antiques (inherited, rediscovered or purchased) and an empty space there is no mess and with your own taste and sensitivity you can be able to enhance the space and the objects it contains.
Some people, in order not to be mistaken, prefer to use antique furniture that has more or less the same local or temporal characteristics, others, more "courageous", imagine a mix between furniture of different ages and origins: using irony, excellent results can be achieved.
But if you have furniture of little historical and aesthetic value, coming from different contexts, how can it be reused without reaching the second-hand effect? (Unless you want to get just that!)
Having available a certain number of furniture and wanting to reuse them at all costs, I asked myself the question: how?
I found these solutions that refer to the concept of re-contextualization and homogeneity. The final effect obtained was favorably received.
Here are some examples.
Following the idea of re-contextualization, two old shutters were recovered, repainted, rotated horizontally and used as panels on which various objects, old photos, old tools were fixed. Similarly, some drawers of the dresser have been transformed into shelves suitable for holding books.


In alcune cornici di diverse fogge e dimensioni è stata inserita la "scomposizione" di una famosa immagine di Escher. Le cornici sono state fissate alla parete cercando di "ricostruire" l'immagine originale.
In some frames of different shapes and sizes the "decomposition" of a famous image by Escher has been inserted. The frames were fixed to the wall trying to "reconstruct" the original image.

Utilizzando particolari resine di colore grigio chiaro, vecchi tavoli, comò, testiere di diverse epoche, materiali e colori sono resi "omogenei".
Il recupero è stato realizzato nel B&B Langhe di Liguria
Using particular light gray resins, old tables, dressers, headboards of different ages, materials and colors have been made "homogeneous".
The recovery was carried out in the B&B Langhe in Liguria




la domotica facile facile / easy home automation
Si parla di automazione degli edifici da parecchi anni come un sistema tecnologico che grazie a sensori e attuatori mette in comunicazione gli impianti esistenti all'interno di un edificio.
Un sistema intelligente che svolge dei comandi, monitora alcuni parametri ambientali, gestisce autonomamente alcune regolazioni e segnala eventuali malfunzionamenti.
I grandi edifici automatizzati erano dotati di una complessa rete di apparecchiature non facili da assemblare e di costose "centraline". Era necessario dotare gli edifici di ulteriori cavedi per il passaggio delle canalizzazioni, vani tecnici, scatole di derivazione e incassi finali. Anche il progetto aumentava notevolmente il costo di un impianto domotico rispetto ad uno tradizionale.
Ma una volta in esercizio il sistema garantiva una maggiore efficienza, una riduzione dei consumi energetici, una immediata manutenzione degli impianti e in definitiva una migliore qualità della vita per gli utenti.
C'era però un grande problema. Al tempo i "protocolli" di comunicazione tra le apparecchiature, necessari per far "vivere" il sistema, erano "chiusi": ogni casa produttrice utilizzava il proprio e questo obbligava l'utente a vincolarsi alla ditta e alle sue capacità di implementazione e sviluppo.
Ben presto divenne evidente che rendere questi protocolli "open source" avrebbe aperto nuove strade e giovato alla diffusione della automazione degli edifici.
KNX, MODBUS, DALI, DMX512, ONIF sono alcuni tra i protocolli sopravvissuti alla selezione naturale, ognuno dei quali comunque gestisce in particolare il proprio settore: controllori logici, illuminazione, video sorveglianza.
Oggi, grazie alla diffusione del Wi-Fi, è possibile creare un sistema domotico autonomamente e con costi relativamente contenuti.
Lampadine intelligenti: consentono di controllare l'illuminazione tramite smartphone o assistenti vocali.
Prese intelligenti: permettono di accendere e spegnere gli elettrodomestici da remoto.
Termostati smart: offrono la possibilità di gestire il riscaldamento e la climatizzazione.
Telecamere di sicurezza: per monitorare l'abitazione da qualsiasi luogo.
La maggior parte dei dispositivi smart è plug-and-play, richiedendo solo la connessione al Wi-Fi di casa e l'installazione di un'app dedicata sullo smartphone. La configurazione iniziale è generalmente semplice, con istruzioni guidate fornite dai produttori.
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Se le prime lampadine Wi-Fi, realizzate in Europa, avevano costi molto superiori a quelle normali, oggi con la massiccia produzione cinese il gap si sta riducendo e la qualità è simile, se non uguale.
La possibilità si sostituire i classici interruttori a incasso e le relative opere murarie e i cablaggi con un interruttore Wi-Fi alimentato con una batteria da orologio rappresenta un risparmio che compensa il costo delle lampadine.
Infine, la possibilità di creare più scenari di luci colorate per ogni ambiente, anche a seconda dell'orario o delle attività che si svolgono, apre a progetti di illuminotecnica molto versatili che possono rendere gli spazi più confortevoli e suggestivi e che qualche anno fa non solo erano irrealizzabili ma anche impensabili.
We've been talking about building automation for many years as a technological system that uses sensors and actuators to connect existing tecnolocical systems within a building.
An intelligent system that executes commands, monitors some environmental parameters, independently manages some adjustments and signals any malfunctions.
Automated big buildings were equipped with a complex network of equipment that was not easy to assemble and expensive "control units". It was necessary to equip the buildings with additional cavities for the passage of ducts, technical rooms, junction boxes and builts-in. Even the project have significantly increased the costs of a home automation system compared to a traditional one.
But once in operation the system ensured greater efficiency, a reduction in energy consumption, immediate maintenance of the systems and a better quality of life for the users.
There was, however, a big problem. At the time the "protocols" of communication between the equipment, necessary to make the system "active", were "closed": each manufacturer used his own and it forced the user to bound to the company and its implementation and development capabilities.
It soon became clear that making these protocols "open source" would open new development prospects and benefit the spread of building automation.
KNX, MODBUS, DALI, DMX512, ONIF are some of the protocols that survived natural selection, each of which manages its own sector in particular: logic controllers, lighting, video surveillance.
Then there was the global spread of wi-fi, smartphones and the Cloud.
Today, thanks to the spread of Wi-Fi, it is possible to create a home automation system independently and with relatively low costs.
Smart bulbs: Allow you to control your lighting via smartphone or voice assistants.
Smart sockets: allow you to turn appliances on and off remotely.
Smart thermostats: offer the possibility of managing heating and air conditioning.
Security cameras: to monitor your home from anywhere.
Most smart devices are plug-and-play, requiring only connection to your home Wi-Fi and the installation of a dedicated app on your smartphone. Initial setup is generally simple, with guided instructions provided by the manufacturers.
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If the first Wi-Fi light bulbs, made in Europe, had much higher costs than normal ones, today with massive Chinese production the gap is narrowing and the quality is similar, if not the same.
The possibility of replacing the classic built-in switches and the related masonry works and wiring with a Wi-Fi switch powered by a watch battery represents a saving that offsets the cost of the light bulbs.
Finally, the possibility of creating multiple colored light scenarios for each room, even depending on the time or the activities taking place, opens up to very versatile lighting projects that can make spaces more comfortable and suggestive and that a few years ago were not only unattainable but also unthinkable.


la Cultura della Proprietà / the Culture of Property
La proprietà privata è spesso vista dagli italiani come uno spazio inviolabile dove il proprietario ha pieno controllo. Questa percezione è radicata nella nostra cultura, dove la casa è considerata un santuario personale e familiare.
L'Italia ha una lunga storia di autonomia e individualismo, che si riflette anche nel modo in cui le persone gestiscono le proprie proprietà. Storicamente, le famiglie italiane hanno sempre avuto una certa libertà nella gestione delle proprie case. Spesso c'è una mancanza di consapevolezza o di comprensione delle norme edilizie e delle loro implicazioni. Molti proprietari non sono pienamente informati sui regolamenti e sulle autorizzazioni necessarie per effettuare lavori edilizi. Inoltre la percezione di una burocrazia eccessivamente complessa e lenta può portare le persone a bypassare le procedure formali, preferendo agire senza permessi per evitare ritardi e costi aggiuntivi.
Infine L'applicazione delle norme edilizie può variare significativamente da una regione all'altra e tra diversi comuni. In alcune aree, le norme possono essere meno rigorosamente applicate, creando una percezione di maggiore libertà
Nelle aree rurali e in piccoli comuni questa "cultura" conduce spesso alla autocostruzione e a lavori eseguiti senza l'intervento di professionisti.
Questa mentalità può portare a problemi di sicurezza, legali e di conformità con le normative vigenti che, se non risolti, possono impedire la vendita dell'immobile o impedirne la disponibilità.
E' innegabile che le norme amministrative che regolano l'attività edilizia siano sfaccettata e complesse e che la burocrazia associata all'ottenimento dei permessi e all'adeguamento alle normative può essere eccessiva e poco efficiente.
Le normative standardizzate possono impedire soluzioni architettoniche innovative o adattamenti personalizzati a contesti specifici. Al contrario quelle ben definite e facilmente comprensibili riducono le ambiguità e facilitano la conformità, rendendo il processo più snello e meno soggetto a interpretazioni soggettive.
Quindi, in questa confusione, resta una possibile strada che riesca a superare tutti gli ostacoli: la collaborazione tra l'Ufficio tecnico comunale e il tecnico incaricato dal proprietario.
Le modalità sono molteplici:
- Sviluppare linee guida comuni che chiariscano le interpretazioni delle normative e forniscano esempi pratici.
- Creare FAQ e manuali pratici che rispondano alle domande più frequenti e offrano chiarimenti su punti controversi.
- Organizzare incontri periodici tra tecnici comunali e architetti per discutere nuove normative, condividere esperienze e risolvere dubbi.
- Creare forum di discussione online dove tecnici e architetti possono confrontarsi e scambiarsi informazioni in tempo reale.
- Offrire consulenze specialistiche su temi complessi, coinvolgendo esperti esterni se necessario.
- ...
Il fine ultimo sarà l'abbandono del concetto che "abusivo è l'unica strada" per raggiungere una progettazione di qualità, rispettosa delle norme di sicurezza e salvaguardia, che centri gli obiettivi e le aspettative del proprietario dell'immobile.
Private property is often seen by Italians as an inviolable space where the owner has full control. This perception is rooted in our culture, where the home is considered a personal and family sanctuary.
Italy has a long history of autonomy and individualism, which is also reflected in the way people manage their properties. Historically, Italian families have always had a certain freedom in managing their homes.
There is often a lack of awareness or understanding of building regulations and their implications. Many owners are not fully informed about the regulations and permits needed to carry out building work. Furthermore, the perception of an excessively complex and slow bureaucracy can lead people to bypass formal procedures, preferring to act without permission to avoid delays and additional costs.
Finally, the application of building regulations can vary significantly from one region to another and between different municipalities. In some areas, rules may be less strictly enforced, creating a perception of greater freedom
In rural areas and small municipalities this "culture" often leads to self-construction and work carried out without the intervention of professionals.
This mindset can lead to safety, legal and regulatory compliance issues that, if left unresolved, can prevent the property from being sold or remain unavailable..
It is undeniable that the administrative rules that regulate construction activity are multifaceted and complex and that the bureaucracy associated with obtaining permits and complying with regulations can be excessive and inefficient.
Standardized regulations can prevent innovative architectural solutions or customized adaptations to specific contexts. On the contrary, those that are well defined and easily understandable reduce ambiguity and facilitate compliance, making the process more streamlined and less subject to subjective interpretations.
Therefore, in this confusion, there remains a possible path that manages to overcome all the obstacles: collaboration between the municipal technical office and the technician appointed by the owner.
There are many ways:
- Develop common guidelines that clarify interpretations of regulations and provide practical examples.
- Create FAQs and how-to manuals that answer frequently asked questions and offer clarification on controversial points.
- Organize periodic meetings between municipal technicians and architects to discuss new regulations, share experiences and resolve doubts.
- Create online discussion forums where technicians and architects can discuss and exchange information in real time.
- Offer specialist consultancy on complex topics, involving external experts if necessary.
- ...
The ultimate goal will be to abandon the concept that "illegal is the only way" to achieve quality design, respectful of safety and safeguard standards, which meets the objectives and expectations of the property owner.
tra arte e design: le lampade Kopffüssler / between art e design: the Kopffüssler lamps
Carin Grüdda è un'artista di origine tedesca ma da più di vent'anni si è stabilita a Lingueglietta, un paese vicino a Imperia. Nelle grandi fasce che circondano la sua casa e il suo atelier ha realizzato il parco di sculture "Tra i mondi" aperto anche al pubblico. Le sue preziose sculture in bronzo "vivono" in molte piazze e parchi in Italia, Svizzera, Germania e Austria.
Oltre ai bronzi crea altre opere: punte secche, assemblaggi, quadri, grafica, piccole sculture.
Carin Grüdda is an artist of German origin but for more than twenty years she has been living in Lingueglietta, a town near Imperia. In the large bands that surround her house and her atelier, he created the sculpture park "Inbetween" which is also open to the public. His precious bronze sculptures "live" in many squares and parks in Italy, Switzerland, Germany and Austria.
In addition to bronzes, he creates other works: dry tips, assemblages, paintings, graphics, small sculptures.







Non sono un esperto d'arte ma ai miei occhi le sue opere evocano una coinvolgente empatia. Le figure grottesche, stilizzate, a volte "buffe", dai tratti semplici ma in realtà molto sofisticati, precisi ed essenziali colpiscono il cuore. Il Weltanschauung ("concezione del mondo") di Carin è composto da personaggi, animali, creature a volte sofferenti, malinconiche, apparentemente effimere ma aperte all'abbraccio, all'altro. A volte mostrano sul loro corpo dei segni, dei simboli come cicatrici o scarificazioni che tracciano il loro racconto.
Kopffüssler è una parola tedesca, traducibile con "teste con le gambe", che indica i disegni stilizzati dei bambini quando vogliono rappresentare con pochi tratti la figura umana.
A questa amica e grande artista mi sono ispirato per ideare un oggetto di design: le lampade Kopffüssler .
I am not an art expert but in my eyes his works evoke an engaging empathy. The grotesque, stylized, sometimes "funny" figures, with simple but actually very sophisticated, precise and essential features strike the heart. Carin's Weltanschauung ("conception of the world") is made up of characters, animals, creatures at times suffering, melancholy, apparently ephemeral but open to embrace, to the other. Sometimes they show signs on their bodies, symbols such as scars or scarifications that trace their story.
Kopffüssler is a German word, translatable as "heads with legs", which indicates the stylized drawings of children when they want to represent the human figure with a few strokes.
I was inspired by this friend and great artist to create a design object: the Kopffüssler lamps.
Le Kopffüssler sono lampade da terra, alte circa 160 cm, realizzate in plexiglass tagliato al laser e filo d'acciaio. Hanno una forma antropomorfa: tre gambe, due lunghe braccia penzolanti (tre se si considera il cavo di alimentazione), un solo capello ribelle.
Con un sistema a pioli in si fissano gli occhi, il naso e la bocca, le guance e un semplice ornamento di diversi colori. Ogni Kopffüssler ha una sua personalità ed è un pezzo unico.
The Kopffüssler have an anthropomorphic shape: three legs, two long dangling arms (three if you consider the power cord), a single rebellious hair.
With a peg system, eyes, nose and mouth, cheeks and a simple ornament of different colors are fixed on the screen. Each Kopffüssler has its own personality and is a unique piece.