progettazione partecipata II / participatory project planning II
Ho avuto modo di assistere ad alcuni esempi di progettazione partecipata.
CASO 1
In una località lontana e isolata da centro cittadino una associazione del posto decide di avviare un esperimento di progettazione partecipata, redigere il cosiddetto instant report e consegnarlo alla circoscrizione (prima che venissero soppresse).
Il facilitatore, un mio collega, impegna alcune serate a titolo gratuito e sperimenta la tecnica denominata Planning for real.
Planning for real viene ideata negli anni ’70 da un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottingham guidati da Tony Gibson per gli interventi di micro-urbanistica. La comunità locale è invitata a inserire dei post-it su di un plastico, realizzato dai partecipanti in maniera sommaria ma in una scala sufficientemente comprensibile, che rappresenta la zona del quartiere oggetto di studio. Sui post-it vengono segnati gli interventi da realizzare in ogni punto.
Quando i partecipanti hanno esaurito le proposte queste vengono esaminate una ad una e attraverso una votazione popolare viene indicata la priorità dell’intervento microurbanistico. Un perfetto strumento programmatico!
La comunità locale ha quindi segnalato il rifacimento e l’ingrandimento della fermata dell’autobus, lo spostamento di un attraversamento pedonale giudicato pericoloso, lo spostamento in un area nascosta dei cassonetti della spazzatura, l’abbellimento di un aiuola con un po’ di verde e altre semplici cose che avrebbero contribuito a migliorare la qualità della vita di quei cittadini.
Scrivo ‘avrebbero’ perché l’instant report si è perso in qualche ufficio comunale.
CASO 2
In una località rivierasca di solida vocazione turistica, già intasata dalle edificazioni selvagge degli anni passati e quindi con problemi di mobilità e carenze di parcheggi, l’Amministrazione comunale insieme ad una Società immobiliare dà il via ad progetto di riqualificazione di un enorme volume dismesso da anni a destinazione ricettiva: hotel a 4 stelle e seconde case. La comunità locale più motivata, i proprietari di alloggi estivi e di hotel e pensioni, non vede di buon occhio il nuovo competitor e afferma il proprio dissenso. L’Amministrazione per non perdere consenso elettorale convince la Società immobiliare a organizzare un processo di progettazione partecipata per definire il migliore progetto e farlo accettare dalla comunità.
Da una prestigiosa università arrivano docenti con gli assistenti al seguito e danno luogo ad una serie di incontri a cadenza settimanale nell’arco di mesi. Studi economici e statistici, proiezioni, grafici, rendering, neanche la promessa di oneri di urbanizzazione a pioggia destinati a importanti migliorie in tutta la città non sciolgono l’avversione al progetto che viene sospeso.
Come era facilmente prevedibile la progettazione partecipata non funziona quando i giochi sono già fatti.
CASO 3
Un piccolo imprenditore molto ambizioso sottopone all’Amministrazione un progetto di ampio respiro. A mio avviso il progetto aveva qualche qualità: piccoli edifici bifamiliari in classe A+, nel verde della periferia, isolati dal resto del quartiere, strade bianche, nessuna autorimessa interrata, quindi pochi scavi e meno cemento. Ma il piccolo imprenditore non appartiene al cerchio magico come invece un altro concorrente che ha un progetto simile in una zona poco lontana. Fiutando il malumore dei residenti della zona vittime di storici disservizi e carenze l’Amministrazione organizza un incontro di progettazione partecipata che naufraga in malo modo. Senza una attiva facilitazione e una presente gestione del dibattito l’incontro sfocia in una lite di stampo condominiale sul modo di utilizzare gli oneri di urbanizzazione. La qualità del progetto non viene neanche presa in considerazione e gli Amministratori locali presenti rimediano una passerella elettorale rassicurando e promettendo le necessarie migliorie al quartiere. Inoltre il progetto viene attaccato dal movimento stop al consumo del territorio anche se il volume era esistente.
Il piccolo imprenditore vista l’ostilità del pubblico e l’ambiguità dell’Amministrazione decide di rinunciare al progetto con un pesante danno economico.
I got to see some examples of participatory planning.
CASE 1
In a place far away and isolated from the city center, a local association decides to start a participatory planning experiment, draw up the so-called instant report and deliver it to the district (before they were suppressed).
The facilitator, a colleague of mine, engages free of charge some evenings and experiments with the technique called Planning for real.
Planning for real was conceived in the 70s by a group of researchers from the University of Nottingham led by Tony Gibson for micro-urban planning interventions. The local community is invited to insert post-its on a model, created by the participants in a summary but on a sufficiently understandable scale, which represents the area of the neighborhood under study. The post-it notes indicate the actions to be carried out at each point.
When the participants have exhausted the proposals, these are examined one by one and through a popular vote the priority of the micro-urban intervention is indicated. A perfect programmatic tool!
The local community therefore reported the rebuilding and enlargement of the bus stop, the displacement of a pedestrian crossing deemed dangerous, the movement of the rubbish bins in a hidden area, the embellishment of a flowerbed with a little greenery and other simple things that would help improve the quality of life of those citizens.
I write ‘would have’ because the instant report was lost in some municipal office.
CASE 2
In a town on the Riviera with a solid tourist vocation, already clogged with the wild buildings of past years and therefore with mobility problems and lack of parking, the municipal administration together with a real estate company starts the redevelopment project of a huge decommissioned volume for accommodation: 4-star hotels and holiday homes. The most motivated local community, the owners of summer accommodation and hotels and guesthouses, does not welcome the new competitor and affirms their dissent. In order not to lose electoral consent, the Administration convinces the real estate company to organize a participatory planning process to define the best project and make it accepted by the community.
From a prestigious university, teachers come with the assistants in attendance and give rise to a series of weekly meetings over months. Economic and statistical studies, projections, graphs, renderings, not even the promise of large amounts of urbanization costs for major improvements throughout the city do not dissolve the aversion of the project that is suspended.
As was easily expected, participatory planning does not work when the games are already done.
CASE 3
A very ambitious small business owner submits a wide-ranging project to the administration. In my opinion, the project had some qualities: small semi-detached buildings in class A +, in the green of the suburbs, isolated from the rest of the neighborhood, dirt roads, no underground garages, therefore few excavations and less concrete. But the small business owner does not belong to the magic circle like another competitor who has a similar project in an area not far away. Sniffing the bad mood of the residents of the area victims of historical inefficiencies and shortcomings, the administration organizes a planning meeting by participating, which wrecks in a bad way. Without an active facilitation and a present management of the debate, the meeting results in a quarrel of a condominium mold on how to use urbanization charges. The quality of the project is not even taken into consideration and the local administrators present remedy an electoral runway reassuring and promising the best improvements to the neighborhood. In addition, the project is attacked by the movement to stop the consumption of the territory even if the volume existed.
The small entrepreneur, given the hostility of the public and the ambiguity of the Administration, decide to give up the project with heavy economic damage.
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