
la fabbbrica-città: Ferrania / the factory-city: Ferrania
Ferrania, la località di Cairo Montenotte, prende il nome dalla industria-colosso che nel dopoguerra fece la storia della fotografia e del cinema.
200 ingegneri assunti nei reparti tecnici e quasi 6.000 dipendenti, un vero e proprio paese con gli edifici per gli operai e per i direttori, per gli accasati o per i single. Mensa, dopolavoro e spazi per attività ludiche e sportive, cinema, biblioteca, solarium, biciclette numerate per spostarsi e la stazione del treno per favorire i pendolari.
3 turni al giorno e per non rovinare le pellicole fotosensibili in alcuni reparti si lavorava completamente al buio per otto ore.
La città come un microcosmo dove, mi immagino, da una parte la classe operaia che lotta per la propria emancipazione e dall’altra le forze del capitale volte a perpetuare le proprie leggi di sviluppo contro questa emancipazione, che condividono uno spazio fisico urbano, case, strade, piazze: Ferrania.
Anche il nome assomiglia a quelli che Italo Calvino aveva immaginato per le sue Città Invisibili! (Diomira, Isaura, Fedora…)
La storia di Ferrania è raccontata nelle sale dell’interessante Ferrania Film Museum a Cairo Montenotte, aperto da pochi mesi. Un’esposizione che narra la storia sociale e culturale della fabbrica e offre una lettura multidisciplinare tra cinema, fotografia, letteratura e territorio.
Ferrania, the city of Cairo Montenotte, takes its name from the industrial giant that has made the history of photography and cinema after the war.
200 engineers hired in the technical departments and almost 6,000 employees, a real town with workers’ houses, with flats for managers and workers, for married or singles. Canteens, spaces for recreational and sports activities, cinema, library, solarium, numbered bicycles to move around and the railway station to support commuters.
3 shifts a day and in order not to damage the photosensitive films in some departments people worked for eight hours completely in the dark.
A town as a microcosm where, I imagine, on the one hand the working class struggling for its own emancipation and on the other the forces of capital aimed at perpetuating its own laws of development against this emancipation that share an urban physical space, houses, streets, squares: Ferrania.
Even the name resembles those that Italo Calvino had imagined for his Invisible Cities! (Diomira, Isaura, Fedora…)
The story of Ferrania is told in the rooms of the interesting Ferrania Film Museum in Cairo Montenotte, inaugurated a few months ago. An exhibition that tells the social and cultural history of the factory and offers a multidisciplinary reading between cinema, photography, literature and territory.

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